E’ stato il primo artista globale. Il primo a cercare di capire il mondo, affidando il mistero della vita alla magia dei suoi colori abbaglianti. Ora Paul Gauguin arriva a Roma per la prima volta con una grande mostra allestita fino al 3 febbraio prossimo al Complesso del Vittoriano.
L’allestimento è stato curato da Stephen Eisenman e Richard Brettel, che hanno selezionato 150 opere tra dipinti, disegni, sculture e grafica per raccontare il tormentato percorso umano e creativo del maestro francese, dalle atmosfere cittadine alle campagne bretoni fino a concludere nelle lussureggianti isole tropicali la ricerca incessante di un’Arcadia perduta.
Sicuro richiamo per il vasto pubblico degli appassionati, la mostra su Gauguin: artista di mito e sogno - c’é da scommetterci - richiamerà folle di visitatori. La sua figura, la sofferta vicenda umana, l’inseguimento di un sogno che si cristallizza in capolavori dai colori abbaglianti fanno di lui, infatti, uno degli artisti più amati di tutti i tempi, un’icona della pittura moderna.
La rassegna romana, oltre a presentare opere significative, provenienti da una cinquantina di musei internazionali - tra cui spiccano il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of Art di Washington e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen - e prestigiose collezioni private (come quella dell’americano Richard Kelton da cui sono arrivate quasi trenta tele), offre qualcosa di più: una nuova interpretazione dell’opera, scaturita da una rilettura critica di documenti e archivi compiuta dai curatori, da cui emerge un insospettato Gauguin virgiliano e classicista, che, insieme all’esotismo e al primitivismo, porta con sé, nei mari del Sud, le immagini della Roma Imperiale. Eppure nella Città Eterna (e in Italia), lui, viaggiatore instancabile, non era mai stato.
Opere dalle quali traspare la costante ricerca di una sorta di mitico Eden, il sogno di un luogo remoto sospeso nel tempo in cui regna una pace perfetta e un’abbondanza felice.
Tra i tesori di Roma antica, vi sono i miti e i sogni di un’Età dell’Oro, immagini utopiche che sopravvissero come balsamo per culture e società caratterizzate da violenza, povertà e sfruttamento e come una bussola che indicava il cammino da percorrere ai rivoluzionari che volevano cambiare tutto, diventando, quasi duemila anni dopo, il centro dell’arte e del pensiero di Gauguin.
L’esposizione è dunque una sorta di ritorno a casa, quasi un acquietarsi di quel suo continuo ricreare un mondo pastorale. Non si separò mai dai testi classici di Ovidio e Virgilio, dei quali ricercava nella realtà le visioni poetiche che si illudeva di trovare nei paradisi terrestri dei tropici. Sogno e mito che nascevano in un contesto di profonda alienazione, in una società corrotta e piena di conflitti. Che ritroverà, però, anche a Tahiti e alle Marchesi, in terre baciate dal sole dove ogni cosa, come nei versi virgiliani, era a portata di mano. Dove continuano a dargli ispirazione le immagini delle vestigia di Roma imperiale, quella Colonna Traiana da cui mutua, tra l’altro, la fierezza dei cavalli che popolano le sue selve polinesiane.
La mostra è aperta: dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 19.30
venerdì e sabato fino alle 23.30
la domenica dalle 9.30 alle 20.30.
Biglietto: euro 10,00 intero; 7,50 ridotto
Informazioni: tel. 06.67.80.664