Cavalli volanti, angeli caduti, spose e fidanzate che volteggiano nel cielo. Il circo fatato di Marc Chagall è di scena al Vittoriano fino al 1 luglio, con circa 180 lavori provenienti dalle maggiori raccolte pubbliche e private internazionali, tra dipinti, gouaches, disegni, sculture e incisioni, che ben sottolineano come Chagall sia stato un pittore tra i più carichi di cultura e di tradizione di tutto il secolo scorso.
La mostra Chagall delle Meraviglie è stata curata da Claudia Zevi e Meret Meyer, nipote del celebre artista russo, che hanno selezionato le numerose opere con l’intento di raccontare la ricca e complessa produzione artistica, nonché la lunga vita (morì quasi centenario nel 1985) e le molte vicende di Chagall. Lo scopo è quello di far emergere dall’apparente leggerezza della poetica chagalliana, il legame forte con la tradizione ebraica e con le profonde radici culturali che affondavano nella sua anima russa.
La sua è l’arte della favola eterna che, appunto, invita a guardare oltre le opere emblematiche, tra le più conosciute e amate da appassionati e non. Pochi artisti nel ’900 hanno la popolarità di Marc Chagall, forse proprio per il suo linguaggio vissuto e nutrito nella dimensione ancestrale dell’infanzia, così peculiare della cultura ebraica. E scoprire per quale motivo la pittura di Chagall richiami ancora folle di visitatori in tutto il mondo è stato il punto di partenza anche dei curatori. Le avanguardie del ’900 hanno avuto il ruolo fondamentale di cambiare la storia dell’arte, ma col tempo si sono concluse. Invece Chagall continua ancora a parlarci e incantarci.
Alla base del suo linguaggio così visionario, popolato di simboli e rimandi, c’é un forte anelito di libertà espressiva. Chagall era ‘uomo di pensiero’, che amava riflettere (tanto da scrivere poco più che trentenne la sua biografia). Aperto al pensiero religioso, era un intellettuale dotato di un’insopprimibile necessità di dipingere, un processo non facile per lui intriso di cultura chassidica che non approvava la riproduzione della figura umana. Ma l’artista era anche russo e dalla tradizione della sua terra seppe trarre l’ispirazione per quei colori potenti, per le figure sognanti che, gioiose, galleggiano sulle tele.
Da una parte ci sono le icone, da cui deriva molto del colorismo di Chagall (che si arricchisce nelle atmosfere mediterranee della Provenza) e quel riproporre le stesse figure in una sorta di alfabeto creativo; dall’altra - e il riferimento è meno scontato - compaiono le ’lubok’, vignette popolari vendute nei mercati, con personaggi che il pittore ha fatto suoi. Il suo straordinario senso del colore rivive con suggestioni del tutto diverse nelle ‘Crocifissioni’, che Chagall inizia a dipingere dopo la conclusione della guerra. Queste opere, di cui in mostra ci sono esempi bellissimi, sono il simbolo della sofferenza non solo del popolo ebraico, ma dell’intera umanità e di tutte le religioni.
Chagall delle meraviglie
Fino al 1° luglio 2007
Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) - Roma
Orario: dal lunedì al giovedì ore 9,30-19,30 - venerdì e sabato ore 9,30-23,30 - domenica ore 9.30-20.30
Biglietti: intero 10 euro - ridotto 7,50 euro
Catalogo: Skira
Info: (+39) 06.67.80.664
Didascalie:
Foto 1 - Il carnevale notturno (1963)
Foto 2 - La caduta di Icaro (1974)
Foto 3 - Gli sposi con il gallo (1939-1947)
Foto 4 - Amanti in rosa (1916)
Foto 5 - Amanti in blu (1914)
Foto 6 - Sils Maria o sole rosso (1961-1964)