Zapatero ieri, Sabina oggi. Per coincidenza e per i capricci del caso. L’altro giorno lo spagnolo era a Roma ma Sabina Guzzanti era in Spagna per presentare l’uscita del suo Viva Zapatero; poi lei è tornata per presentare a Roma l’uscita del Dvd del suo film (dopo soli tre mesi dall’uscita cinematografica “anche perché siamo un po’ vittime del successo del film, non ci aspettavamo che a dicembre sarebbe stato ancora nelle sale”) ma Zapatero è già partito e non ha potuto incontrarla per il caffè che con lei aveva chiesto di prendere.
Così l’incontro per ora non ci sarà ma il suo nome sposato a quello della Guzzanti girerà il mondo dato che il documentario esce nei cinema spagnoli, a metà dicembre in Francia e a seguire in Svizzera, Germania, Australia, dopo aver già incassato in Italia due milioni di euro, come confessa Andrea Occhipinti, presidente della Lucky Red, “oltre ogni nostra ottimistica previsione”. Ed ha ragione perché, oltre l’Italia, è la risposta dell’estero che non ci si aspettava, per non dire degli inviti a festival importanti come il Sundance.
Eppure le ragioni sono lineari, tristemente banali. Con le parole della Guzzanti: “Il problema della libertà di parola e di stampa è molto sentito e non solo in Italia, anche in America, dove dopo l’11 settembre le libertà si sono ridotte, o in Europa dove il degrado della televisione da Grande Fratello incombe. L’Italia è allora un esempio purtroppo esportabile, un futuro tristemente possibile”.
E, chi ne dubita, corra a vedere non solo il documentario della Guzzanti, che parla del suo Raiot censurato per parlare di tutte le censure, televisive e non, degli ultimi anni, ma anche le irresistibili interviste che fanno le due ore piene di extra del Dvd: dal politico al giornalista, dal dirigente Rai al corrispondente straniero, da Elio Veltri a Maurizio Gasparri, da Claudio Fracassi a Flavio Cattaneo, da Marcelle Padovani a Claudio Petruccioli, da Ezio Mauro a Rory Bremmer, da Antonio Polito a Enzo Biagi, per non dire della Annunziata e di D’Alema in versione Guzzanti, tutti daranno, nel bene e nel male, il loro contributo per mostrarci di che lacrime gronda - e di che sangue - la nostra democrazia.
Nel frattempo Sabina non sta con le mani in mano. Osserva la bugia dello strombazzato nuovo corso Rai (“Celentano? E cosa cambia un programma di quattro episodi, tanto parlare su come sta cambiando la tv è una farsa, si sta semmai riportando l’Italia ancora più indietro. Tra l’altro Raiot continua a non essere mandato in onda, e i programmi continuano ad essere ridicoli, infimi, insultanti per gli spettatori e anche quelli che fanno i progressisti, come l’Annunziata, alla fine non sono migliori degli altri”) ma anche organizza.
Con un gruppo di parlamentari, capitanati da Tana De Zulueuta, la raccolta di firme (che però trattandosi di una proposta di legge devono essere tutte autenticate) per una nuova elezione degli organi di dirigenza della tv di Stato, sul modello di altri paesi europei, attraverso un parlamentino, composto da politici ma anche da intellettuali e studenti cui spetti la scelta per sfuggire alla pura lottizzazione.
E nella tv generalista, vero oggetto del film, non si sa se e quando Viva Zapatero si vedrà. Per ora col distributore ci sono stati solo approcci informali e nulla più. Domani chissà. Intanto questo vuoto si commenta da solo.
Vedere anche la recensione del 16 settembre: http://www.cinespettacolo.it/csmain/articolo.asp?aid=3468