Non aprire quella porta! Potresti non trovare nulla. O quasi nulla, ad esclusione di qualche impolverato volume di magie hoodoo, di qualche indefinibile pezzo d’organo sotto spirito e di qualche specchio. Ma per aprire la porta cruciale l’aspirante infermiera che si esercita assistendo malati terminali e che ha il volto di Kate Hudson ci mette un bel po’ in The Skeleton Key (diretto e prodotto da Iain Softley) e, una volta che l’ha aperta, tra quei gingilli evocativi, strumenti di una magia nera che nulla ha che vedere con la religione haitiana importata dall’Africa occidentale che è il woodoo, sembra perdersi.
Impaurita cerca di giocare lucidamente ma il gioco si fa duro proprio col cedere della sua razionalità perché, si sa, il gioco funziona sul filo sottile della credulità: se ci credi tutto può accaderti, se non ci credi sei fuori.
D’altra parte la protagonista al soprannaturale ci crede davvero, anche se giura di non essere superstiziosa, ama i gatti neri ma ammette di non passare mai sotto una scala, è cresciuta in una famiglia ebrea, con madre convertitasi al buddismo, dunque è aperta a una generica “propensione alla credenza religiosa” e di fronte alla sceneggiatura di questo film firmata da Ehren Kruger (The Ring) pare si sia trovata a confronto con argomenti irresistibili e con un’offerta che non si poteva rifiutare. Come racconta a Roma, in arrivo dalla Germania e in fuggevole tappa di un lungo tour promozionale, giusto per presentare le 250 copie che da settembre piomberanno nei nostri cinema: “Sono stata affascinata dalla potenza e descrizione dei personaggi del racconto e mi sono subito detta che mi sarebbe piaciuto vedere questo film. D’altra parte credo che siano due i generi di film che il pubblico ama davvero: il thriller perché ci permette di affrontare le nostre paure e perché diverte, il soprannaturale che emerge dalla quotidianità e la commedia romantica perché tutti noi vorremmo vivere certe storie. E, poi, le sceneggiature buone offerte alle donne a Hollywood non sono tante, soprattutto nel thriller e nell’horror, dove è sempre dagli uomini che ci si aspetta di più”.
Il fatto, poi, di poter lavorare al fianco di due mostri sacri, come Gena Rowlands e John Hurt gli ha fatto pensare ai consigli che suo padre (o meglio il marito di sua madre, Kurt Russell, che di fatto l’ha cresciuta dopo la separazione tra Goldie Hawn e Bill Hudson) gli aveva dato, in fondo non tanto tempo fa, “quando mi suggeriva di imparare a parlare con gli occhi, come fanno appunto due attori straordinari come loro, soprattutto Hurt, che nel film con le parole non parla affatto”.
E, mentre girava questa storia di fantasmi che compaiono negli specchi e possessioni paranormali e che lentamente evolve in una cornice di terrificante (si fa per dire) folklore magico, sul set e fuori dal set, si è concentrata solo sul lavoro, scaricando qualche tensione canticchiando ma riuscendo “a dormire ogni notte senza alcun incubo” o così ha risposto sorridendo in faccia ai soliti cronisti con le solite domande su tutto ciò che un attore presumibilmente non riesce a lasciare sul set.
Il resto è New Orleans, vera coprotagonista del film, “città strana e seducente, sexy e fagocitante, animata da un blues straordinario che risuona ovunque, una città in cui mi sono sentita liberata (io che non amo i posti in cui ci si debba continuamente mettere maschere), città in cui davvero puoi essere solo te stesso”. E il resto è evasione, anche per la neomamma che Kate è diventata, per la donna che oggi è pronta ad affrontare altre grandi sfide, anche a giocare a ciò che è il cinema d’intrattenimento “che non significa che si facciano film come questo solo per non pensare a ciò che succede nel mondo o alla paura che abbiamo oggi: semplicemente ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di estraniarci, di prendere una boccata d’aria, non di dimenticare. E il cinema è giusto che aiuti anche a far questo”.
Ma a evadere davvero entrando in questa storia di fantasmi come umani e di umani come fantasmi riuscirà solo chi accetta le regole del gioco: solo chi, come la protagonista, non riesce a far a meno di “credere”.
Nelle sale dal 9 settembre distribuito dalla Uip.