Quattordici brani, 1 ouverture, 4 interludi piano e voce e un finale per disegnare la parabola dell’amore, personale e universale, in quello che una volta si sarebbe definito concept album, reale e immaginario al tempo stesso, con la struttura di un’Opera breve.
E’ Questa storia, che è la mia vita (Sony Music), il nuovo e attesissimo disco d’inediti di Claudio Baglioni in uscita il prossimo 4 dicembre e che arriva a sette anni di distanza da ConVoi.
Anticipato da due singoli (Gli anni più belli, colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino e Io non sono lì, attualmente in rotazione radiofonica) il cd di Baglioni (durata 78’) ridisegna i confini della musica rimettendo al centro del progetto la cura del frasario e una ricerca di melodie ed armonie d’altri tempi.
In questa storia che è la mia c’è anche un’altra storia, personale e comune al tempo stesso dice il cantautore romano presentando alla stampa il disco per fotografarla ho utilizzato due ottiche diverse: un grandangolo e un teleobiettivo. Il primo, mi è servito a fissare - in un unico scatto, dalle dimensioni e dal respiro di un grande affresco - questi cinquant’anni nei quali musica e vita si sono intrecciate, in una maniera e con esiti che mai avrei immaginato possibili. Il secondo, l’ho utilizzato per riuscire a scovare, tra le pieghe di stagioni, giorni e ore, quei particolari - attimi, incontri, persone, luoghi, cose, ma anche sensazioni, emozioni, pensieri, sogni – che hanno dato profondità, qualità, sapore, profumo e significato a questa strada, così lunga e sorprendente, per molti tratti percorsa vicino e forse accanto alle persone che ho, in qualche modo e in qualche mondo, incontrato.
Un disco che mette in scena il vissuto e i sentimenti di un uomo che non ha paura della solitudine (La pandemia ha cambiato relativamente la mia vita, sono abituato a stare da solo da quando ero bambino e figlio unico ma con la mia vita prudente e riservata ho sempre colto meglio i dettagli rispetto a quelli che sono attivi ad ogni costo) e che invita ad abbandonarsi al fluire del tempo senza paura.
E’ l’avversario invincibile di ogni essere vivente, con lui non si vince mai, al massimo si pareggia ma io su di lui ho un vantaggio, quello di essere un musicista che aspira a lasciare una piccola o grande traccia di se attraverso le sue canzoni. Posso dire di aver vissuto per lasciare un segno.
Sulla sofferta genesi del suo disco (tre anni di lavorazione) Baglioni rivela Ho pensato di non riuscire a venirne a capo. Durante la pandemia mi sono letteralmente paralizzato e non riuscivo più ad andare avanti con la composizione. Vivevo in una situazione irreale e priva di linee precise. Alla fine ho superato il blocco ma il processo creativo, quello di mettere insieme musica e testi per me è sempre lungo e complesso. La parola, contrariamente a quello che si pensa, è una scienza esatta e le mie melodie guizzanti non sempre si attanagliano con facilità alla lingua italiana con pochissime parole tronche adatte alla musicalità.
Ma dall’ascolto del disco emerge chiaramente il rimando a quella musica popolare degli anni ’70 che oggi sembra persino rivoluzionaria visti i tempi che viviamo.
E’ un disco ‘fatto a mano’, interamente suonato e nel quale si sentono i polpastrelli e il cuore di chi ci ha lavorato. Per qualcuno sarà démodé e antico ma la sua forza è quella di essere una sorta di disco in costume ed avere al suo interno larghezza e segmenti da scoprire. Invito a non spaventarsi per la durata ma ad apprezzarlo tutto insieme per la sua drammaturgia dall’intro alla fine anche se i pezzi hanno vita propria e possono essere ascoltati anche separatamente.
Con una ricerca lessicale nella quale Baglioni è maestro e che ridefinisce il valore della parola e di un testo musicale.
L’attenzione per i significati si è fusa alla cura del suono delle parole, le quali – attraverso un sapiente dosaggio di rime, cadenze, rimandi, assonanze, allitterazioni – sono diventate esse stesse sonorità, in grado di dar vita a un’orchestra di fonemi, capace di generare musica nella musica, intrecciare melodia a melodia, arricchendo di colori, sfumature e chiaroscuri la tavolozza delle emozioni.
Ma a legare questa vita in 14 storie è il sentimento dell’amore nella sua complessità che Baglioni ha cantato in tutta la sua carriera.
Nell’avventura e disavventura del vivere credo che sia la parte preponderante e poi è quella che conosco meno e ancora mi stimola. Mi sento come i cani che abbaiano alla luna perché non sanno cosa sia.
Baglioni, che qui si cimenta anche con sfumature carnali in Pioggia blu (L’erotismo ha un fortissimo valore estetico) risponde poi alla consueta domanda sul prossimo Sanremo.
Organizzarlo quest’anno non sarà facile anche per la gestione dello spazio dell’Ariston che non è un teatro molto capiente. Credo che alla fine si farà a marzo con le dovute cautele e sulla mia eventuale partecipazione come ospite dico che non puoi uscire Papa e rientrare cardinale…
In questa autobiografia musicale senza date e nomi (In questi decenni sovrapposti ho perso il ricordo nitido ma volevo fermare un punto e capo della mia esistenza. E poi alla mia età si ha meno da dire ma urgenza di farlo bene) Baglioni, in Un mondo nuovo- uno dei pezzi più belli del disco- passa in rassegna gli ideali smarriti e i sogni di un domani migliore.
La speranza di sempre è diventata logora, mi sembra una vecchia militante che ha combattuto per un sogno e ha avuto in cambio solo disillusioni. Sul futuro non sono né ottimista né pessimista. Dico solo che questa pandemia deve insegnarci la strada per una via che non sia quella intrapresa finora. Bisogna ricominciare a sognare al plurale, nella stessa direzione e non rivolti al nostro specchio narcisista. Vorrei un mondo più semplice e diretto mentre adesso tutto mi sembra troppo pieno e carico e per non scomparire nell’anonimato molti fanno tentativi che finiscono drammaticamente.
Baglioni, che si è emozionato guardando il film sulla carriera di Totti che si chiude sulle note di Solo (Conosco Francesco da anni ma non ne sapevo nulla, mi sono emozionato e non avrei mai pensato di accompagnare con le mie note l’ultima salita in campo dal sottopassaggio di un mito moderno) annuncia infine il ritorno live sulle scene in Dodici note a partire dal 4 giugno a Caracalla (a questi concerti seguiranno quelli del 16 e 17 luglio al Teatro Greco di Taormina e l’11 e 12 settembre all’Arena di Verona)
Quelli romani saranno 12 concerti per 60.000 spettatori ed è la prima volta che un artista non lirico si esibisce così a lungo in quel tempio musicale. Sono fiducioso, sarà emozionante ricominciare con 100 musicisti al mio fianco e l’ambizione di fare uno spettacolo in cui la musica e le parole si fonderanno in una dimensione live di pop-rock sinfonico che unirà grande orchestra classica, coro lirico, big band e voci moderne.
Giovedì 3 dicembre, alle ore 21.00, Claudio Baglioni presenterà in anteprima il suo nuovo album in diretta videostreaming su RaiPlay, in diretta su Rai Radio2 (in differita anche su Rai Italia) e in diretta streaming audio su RaiPlayRadio, e sugli account social di Rai Radio2, Facebook, Instagram, Twitter e Telegram. Sarà una serata speciale condotta da Malcom Pagani, che ripercorrerà insieme all’artista i momenti della composizione e della realizzazione dell’album.