Vincitore di 7 David di Donatello (fra cui quello per il miglior film), di 6 Nastri d’Argento (i premi del Sindacato dei giornalisti cinematografici appena assegnati a Taormina), 4 Ciak d’Oro e del Globo d’Oro per il miglior film assegnato dalla stampa estera, arriva in home-video da 01 Il capitale umano di Paolo Virzì che offre un magnifico ritratto al vetriolo di un sestetto di personaggi in bilico sulle montagne russe economiche ed emotive di un Belpaese allo sbando. Ne ha fatta di strada il regista livornese, per anni catalogato come l’unico erede della migliore commedia all’italiana e qui alle prese con un soggetto e un universo stilistico capace di allontanarlo dal ‘suo’ mondo e trasportarlo in una nuova dimensione.
Ne Il capitale umano - un bellissimo titolo che rimanda al valore stabilito dalle compagnie assicuratrici nei confronti di un defunto da saldare sulla base dei rapporti affettivi, delle aspettative di vita e del lavoro svolto - il regista di Ferie d’agosto e Ovosodo prende ispirazione dall’omonimo romanzo di Stephen Amidon del 2004 e trasporta in Brianza una misteriosa e intrigante storia d’oltreoceano ambientata nel Connecticut. Ed ecco, in un riuscito mosaico cinematografico che si compone a poco a poco dalle prospettive degli sguardi incrociati dei protagonisti (il film è diviso in tre capitoli più un atto conclusivo e ogni volta gli stessi accadimenti ricominciano da capo prendendo pieghe diverse) disvelarsi a poco a poco sotto i nostri occhi una realtà provinciale che si fa evidente metafora dello stato delle cose di un paese chiamato Italia.
Un immobiliarista in crisi (Fabrizio Bentivoglio) che cerca si sfruttare la storia d’amore della figlia adolescente col rampollo di un mago della finanza tossica (Fabrizio Gifuni in un ruolo inedito e convincente) e due donne agli antipodi per ruolo sociale, ambizioni e cultura (Valeria Golino e una magnifica Valeria Bruni Tedeschi nei panni delle compagne dei due uomini). Tutti costretti a confrontarsi con un incidente automobilistico (c’è un ciclista investito di notte e sospeso tra la vita e la morte in un letto d’ospedale) e chiamati ad assumersi responsabilità e doveri seppure controvoglia.
Scritto a sei mani dal regista con Francesco Bruni e Francesco Piccolo, Il capitale umano si trasforma inesorabilmente da commedia sociale a thriller all’americana in un bel puzzle narrativo tenuto saldamente in mano dall’ambiziosa regia di Virzì. Tra partite di tennis che mettono in palio punti e favori e investimenti spericolati, ellissi e tradimenti (visivamente originale quello che si consuma tra la Bruni Tedeschi e Luigi Lo Cascio, professorino colto e astuto, davanti al dvd di Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene), inusuali ricatti (qualcuno chiede addirittura un bacio per rivelare la verità) e teatri da ristrutturare (la sequenza della riunione del nuovo Cda che discute del cartellone da mettere in scena è tra le migliori del film) quello che emerge è il labilissimo confine tra umano e disumano alla base di comportamenti spregiudicati e di azioni solo apparentemente lontane dallo standard dei nostri connazionali.
“Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto” dice straniata la Bruni Tedeschi in sottofinale al marito in una frase che sembra uscita dal vocabolario morettiano. “Abbiamo vinto” ribatte lui, accorpando nel fallimento etico del Belpaese anche quanti sanno e tacciono o peggio fingono di non sapere. Da non perdere e collezionare. Nei contenuti extra di Blu ray e Dvd, il commento al film di Virzì, il backstage, le scene tagliate, il trailer e il videoclip I’m sorry di The Jackie-0’s Farm.
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