Dopo la Venere in pelliccia di Sacher Masoch dal quale Polanski ha appena tratto un seducente saggio su potere e seduzione artistica, ecco un altro magnifico esempio sull’arte dell’attore presa a pretesto per un duello di ruoli che si trasforma in corteggiamento amoroso a colpi di versi alessandrini. Un milione di spettatori in Francia e un titolo originale (Alceste à bicyclette) che da noi si trasforma in Molière in bicicletta, il film di Philippe Le Guay (in dvd da Cecchi Gori Home video) è una festa per lo spirito che intreccia arte e vita in un raffinatissimo gioco di specchi. Elegante, esilarante, leggero e profondissimo allo stesso tempo e servito da un tris d’attori in stato di grazia, Molière in bicicletta racconta il tentativo di un popolare attore televisivo sulla cresta dell’onda (Lambert Wilson) di convincere un grande collega ritiratosi dalle scene (un memorabile Fabrice Luchini che accende il camino coi vecchi copioni) a tornare in palcoscenico per interpretare Il misantropo.
Ed ecco il burbero isolamento sull’Ile de Ré dove Serge vive come un eremita interrotto dall’arrivo di Gauthier che usa tutte le armi della seduzione intellettuale per riuscire a strappargli un sì. In quattro giorni, nei quali proveranno a turno i ruoli di Alceste (il protagonista che non sopporta compromessi o finzioni) e Philinte (l’amico confidente), ne accadranno delle belle tra dispetti e provocazioni, discussioni infinite e maschere da indossare, belle italiane in attesa di divorzio (Maya Sansa) e attricette porno (“Il guaio sono gli orari: alle otto di mattina una doppia penetrazione è impegnativa…” dice la giovane senza inibizioni che chiede consigli al divo televisivo sui trucchi del mestiere e rivela doti inaspettate), case in vendita e amori impossibili. In un confronto di dipendenze, umane ed artistiche, rivelato a poco a poco da due uomini che finiscono per farsi del bene l’un l’altro.
Si ride, si riflette e ci si commuove nel film di Le Guay tra cellulari che squillano ininterrottamente durante le prove e operazioni di vasectomia, Yacuzzi impazzite e biciclette senza freni che finiscono negli stagni, narcisismi e rimpianti che diventano rimorsi. Con tesori di sottotesto da scovare e un copione che si fa portavoce di sforzi creativi e disagi esistenziali, Molière in bicicletta regala un finale indimenticabile e struggente capace di coniugare la repulsione verso l’ipocrisia sociale e la speranza della pacificazione interiore. Un film che è insieme un omaggio al mondo del teatro e al fascino e alla fragilità dei suoi interpreti. Uomini più che attori. Negli extra il trailer, la galleria fotografica e le note di regia.
|