Hayao Miyazaki vent’anni fa, ovvero prima dei successi internazionali e dei premi ai Festival di Berlino e di Venezia, nonché del premio Oscar per La città incantata. Infatti, approda solo ora nelle sale italiane Il mio vicino Totoro, da lui scritto e diretto, realizzato nell’ormai lontano 1988. Un lungometraggio d’animazione che ha già lo stile inimitabile e le costanti dell’autore giapponese contemporaneo più amato, allievo dei famosi Nine Old Men della Walt Disney e amico dell’allora studente John Lasseter, fondatore e mente creativa della Pixar Animation Studios, appena insignito dal Leone d’Oro 2009.
Tonari no Totoro (titolo originale) è destinato ai bambini ma, come di consueto, conquista tutti, grandi e piccini, con le sue atmosfere fantastiche, i colori vivacissimi, il disegno tradizionale e al tempo stesso rivoluzionario, in raro equilibrio tra favola ecologica e disarmante poesia.
Le sorelline Satsuki (undici anni) e Mei (quattro) si trasferiscono insieme al padre in un nuova casa in campagna, in attesa che la madre, malata gravemente, venga dimessa dal vicino ospedale. Per le due ragazzine inizia così un viaggio alla scoperta di un mondo nuovo, misterioso, abitato da creature fantastiche, dai ‘nerini’ del buio, spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e visibili solo agli occhi dei bambini, a buffi esseri (anche giganteschi) pelosi di varie dimensioni, tra cui Totoro, appunto, una creatura grigia e morbida dall’aspetto un po’ bizzarro, una sorta di incrocio tra un orso ed un gattone.
Totoro è uno spirito buono della foresta, colui che porta il vento, la pioggia, la crescita. Vederlo è un privilegio! Insieme a lui, Satsuke e, soprattutto, la piccola e dolce Mei vivranno avventure straordinarie. E noi insieme a loro.
Miyazaki, inoltre, offre una serie di personaggi e cose incredibili ed originali (come il gatto-bus) degni di una creatività vivace e di una fantasia vera, accanto ad altri classici come il papà delle bambine, uno studioso che ha un ottimo rapporto con le figlie, la tenera nonnina dei vicini, e il timido ed introverso ragazzino, Kanta.
Una pellicola, questa, che va vista su grande schermo per apprezzarla in tutto il suo splendore, anche perché molti l’avevano già vista in videocassetta o dvd (negli Usa era uscito solo in alcune sale, ma la Fox Home Entertainment lo ha fatto uscire in videocassette vendendone quasi mezzo milioni di copie) ma, naturalmente, non è mai la stessa cosa.
L’animazione è di Yoshiharu Sato, i fondali di Kazuo Oga, il montaggio di Takeshi Seyama, il suono di Shigeharu Shiba e le musiche di Joe Hisaishi. La produzione, naturalmente, è dello Studio Ghibli, fondato dallo stesso Miyazaki con il collega Isao Takahata ed il produttore Tokuma Shoten.
Le voci dell’edizione italiana - tradotta dal giapponese da Elisa Nardoni e adattata e diretta da Gualtiero Cannarsi - sono di Letizia Ciampa (Satsuki), Lilian Caputo (Mei), Oreste Baldini (il padre), Roberta Pellini (la madre), Liù Bosisio (nonnina), George Castiglia (Kanta) e Vittorio Amandola (Totoro).
Nelle sale dal 18 settembre distribuito da Lucky Red in 70 copie.